All’inizio non ci credevo. Non ci volevo credere.
Quando in TV o sui giornali raccontavano di persone accampate fuori da un punto vendita per tutta la notte, in attesa della vendita di uno smartphone, di un libro, di una console, o di qualunque altro oggetto, davo per scontato che fossero furbe azioni di marketing virale organizzate per far circolare sui media il nome di un nuovo prodotto.
Invece poi, in una tranquilla mattinata come tante altre, mi ci sono trovato in mezzo. Era tutto vero.
Dovevo cambiare un bene difettoso in un centro commerciale e sono stato fagocitato da una folla di folli che attendevano da ore il momento della vendita di un prodotto tecnologico come tanti altri, ma con particolare “appeal” modaiolo. Erano proprio persone vere, consumatori reali, non comparse pagate da agenzie di pubblicità.
Ero stupefatto, non mi capacitavo. Ho chiesto a diversi di loro: “scusa, ma mica stiamo parlando di una edizione miniata del digesto in tiratura limitata, è un cavolo di aggeggio che verrà prodotto in milioni di pezzi in tutto il mondo, che senso ha accamparsi fuori da un centro commerciale all’alba e aspettare ore per comprarlo il primo giorno?”
La risposta era monocorde: “Voglio essere tra i primi ad averlo”.
Ho insistito, ingenuamente, cercando di capire, di stanare le ragioni nascoste di quel delirio collettivo, di trovare una motivazione che giustificasse quel comportamento; ho pensato che forse, comprandolo il primo giorno, il vantaggio fosse economico, magari legato a un prezzo lancio oltremodo conveniente.
Invece no.
Il prezzo lancio era altissimo e oltretutto, gli astanti mi assicuravano che sarebbe diminuito velocemente col passare del tempo).
“E quindi?” – Domandavo ingenuo. Subito tornava il refrain: “Voglio essere tra i primi ad averlo”.
Molto bene.
Ho ipotizzato allora che i primi esemplari avessero delle funzionalità particolari, o fossero almeno numerati o dotati di altre chicche per amatori o collezionisti.
Invece no.
Mi hanno spiegato che i primi esemplari sono assolutamente standard e oltretutto sono sempre quelli meno affidabili, in quanto pieni di difetti che poi vengono sistemati nei lotti successivi.
“E quindi?” – Tornavo a domandare sempre più stupefatto. Di nuovo la formula magica: “Voglio essere tra i primi ad averlo”.
Molto bene. Anzi benissimo.
Sconfortato dalle risposte incongruenti, apparentemente insensate e soprattutto sempre uguali, ho deciso di lasciare da parte la curiosità e le investigazioni socio-antropologiche per dedicarmi alla mia banale, concreta necessità: cambiare il prodotto difettoso.
Ho sudato freddo quando ho capito che il box informazioni che avrei dovuto raggiungere per effettuare il cambio era lo stesso bancone preso d’assalto dai predatori di primizie che stavo allegramente intervistando. Ho cominciato a fendere la folla tenendo ben visibile sopra la testa la confezione e affermando con voce stentorea “devo solo effettuare un cambio!”.
Le prime file le ho passate senza problemi, ma avvicinandomi alla meta ho incontrato qualche diffidenza e difficoltà in più. Mi guardavano con sospetto e mi seguivano con sguardo indagatore per capire se stavo bluffando per passare davanti a tutti e compiere la truffa del secolo (…).
Fatto quel che dovevo fare, ho risalito la corrente al contrario e guadagnato l’uscita; prima di andarmene, però, non ho potuto fare a meno di evidenziare il mio pensiero .
Volevo essere tra i primi a mandarli tutti a cagare.