Italiani al volante – Bestiario Breve (Parte II)

Come in molti altri aspetti della loro vita quotidiana, gli italiani al volante sono piuttosto folcloristici. Non sanno guidare, ma in questo post non si parlerà di controsterzo o di acquaplaning: il tentativo sarà quello di redigere un bestiario di tipologie di automobilisti, ad uso ludico e antropologico.

Anche questa seconda parte del decalogo trae spunto dal colorito repertorio di curiosi personaggi incrociati in tanti anni di chilometri macinati tra le strade italiane, isole comprese.

Ndr: per comprendere il pathos dell’autore nel descrivere tali fenomeni, è importante sottolineare che per una coincidenza a dir poco straordinaria egli si ritrova a convivere con tutte le categorie di seguito elencate ogni volta che guida. Anche se esce col suo gatto delle nevi da un igloo alle tre del mattino, in pieno circolo polare artico.

I pirlotti da autostrada

Autostrada trafficatissima: state sorpassando una doppia colonna di TIR che finisce oltre l’orizzonte e davanti a voi stanno facendo la stessa cosa altre centinaia di automobilisti. Se all’improvviso vedete nello specchietto una faccia da beota e notate che la vostra targa posteriore si trova a tre centimetri dai suoi fanali, allora lo avete trovato: è il tipico “pirla da autostrada”.

No, non si sta illudendo di poter smaterializzare le auto davanti alla sua con un colpo di abbagliante, come Jim Carrey in “Una settimana da Dio”; è solo un pirla che non sa guidare e si appiccica al culo della vettura che lo precede.

Rimedio consigliato: auto civetta in autostrada dotate di rostri posteriori estraibili e misuratori di distanza. Al primo colpo di abbagliante sfanalato da meno di 5 metri il rostro va estroflesso con decisione verso il cofano del pirlotto: migliaia di euro di danni dovrebbero essere sufficienti per imparare la lezione.

Gli ipnotizzati dalla corsia centrale

Sono automobilisti colpiti da una sindrome assai diffusa tra gli italiani: in autostrada utilizzano solo ed esclusivamente la corsia centrale, anche se l’autostrada è deserta. Quando li raggiungete da dietro insieme ad un’altra vettura che sta sorpassando voi, non si spostano, nemmeno se segnalate da debita distanza la vostra presenza. Non si smuovono da lì neppure di fronte all’evidenza o al pericolo.

Delle altre due corsie hanno tanta tanta paura. Forse da piccoli sono stati aggrediti da un guard-rail cattivo, forse credono che le altre corsie costino di più, forse sono solo rincoglioniti: il fenomeno per ora è ancora oggetto di studio.

I display di tutte le autostrade evidenziano ormai da tempo a lettere cubitali l’obbligo di occupare sempre la corsia libera più a destra; niente, nessuna reazione. Passano sotto le scritte senza mai spostarsi dalla corsia centrale, evidenziando una reattività intellettiva simile a quella dei bovini quando rimangono incantati a fissare un treno che passa.

Rimedio consigliato: pizzicarli con le telecamere e sanzionarli con l’obbligo di percorrere solo strade statali per almeno sei mesi.

Gli automobilisti da altre dimensioni

La loro esistenza è ancora oggetto di dibattito, ma molti automobilisti giurano di averli incontrati. Appaiono all’improvviso in posti improbabili per creare ingorghi e poi scompaiono. Per trovarli facilmente basta avere fretta o essere in ritardo per una riunione importante: di solito si materializzano in strade dove è impossibile superare e tengono una velocità di crociera di circa 34 km/h.

Io ne vado particolarmente soggetto.

L’altra sera ero in ritardo e ho deciso di prendere una scorciatoia: una strada sterrata della bassa padovana, sulla quale transitano mediamente una dozzina di biciclette l’anno e qualche riccio in primavera. Ebbene all’improvviso mi sono trovato in mezzo ad un corteo di mototrebbiatrici incolonnate dietro due camion che trasportavano sommergibili nucleari a fare il tagliando. Il traffico era bloccato per lasciare spazio ad una gara podistica tra colibrì. Poco più avanti l’autista di un Frecciarossa stava tentando una inversione di marcia, perché l’incrocio era invaso dal raduno nazionale dei pastori sardi (e delle loro greggi). Alla fine della via Mosè guidava il suo popolo, nessuno escluso, verso la terra promessa.

La mia “scorciatoia” sconosciuta era diventata all’improvviso l’epicentro di un ingorgo a croce uncinata che bloccava il traffico fino ai Balcani.

Pare che eventi simili siano causati da interferenze di altre dimensioni spazio-temporali, che arrivano fino a noi sfruttando singolarità gravitazionali rarissime, al solo fine di rompere i coglioni a chi va di fretta.

Rimedio consigliato: dotatevi di un comodo wormhole da posizionare nel cassetto porta oggetti della vostra vettura. Dice che ci sono buone offerte su internet, si trovano a buon prezzo. Vi tornerà utile, garantito.

I fenomeni che parcheggiano nei centri commerciali

Talora, per fare colpo su ingenue donzelle, mi esibisco con loro in qualche sport estremo, tipo un giro all’Ikea o in un qualsiasi centro commerciale la domenica pomeriggio. In quei contesti incontro spesso alcune categorie di automobilisti che proliferano solo in questi particolari habitat.

– Quelli che mollano l’auto in obliquo occupando con allegra disinvoltura due posti proprio di domenica pomeriggio, quando il resto della città venderebbe sua madre a un nano per trovare anche una parvenza di parcheggio.

–  Quelli che mimetizzano la smart parcheggiandola tra due SUV creando l’illusione effimera del posto libero. Lo sconforto nel vedere spuntare i fari posteriori della micro-vettura a manovra già iniziata può provocare gravi traumi psicologici e crisi di coppia immediate.

– Quelli che proprio mentre girate a passo d’uomo come avvoltoi in cerca di un posto, arrivano con le chiavi in mano e salgono in auto, provocando accessi di euforia pericolosi per le coronarie. Poi ci mettono venti minuti a mettere in moto, allacciare le cinture, rispondere al cellulare e levarsi dal cazzo, mentre voi parlate al contrario in aramaico antico alla fidanzata che stigmatizza il vostro nervosismo.

– Quelli che caricano la spesa nel baule con calma olimpica riponendo le bottiglie di acqua una ad una e i cartoni del latte in ordine di scadenza, mentre attorno è guerra all’arma bianca per prenotare il posto “quasi libero”. Solo alla fine della complessa operazione chiudono il baule e sorridendo fanno segno di “no” con la testa: non se ne vanno, hanno solo messo giù la spesa per tornare a cazzeggiare nel centro commerciale. Un bancario di vigevano una volta non ha retto alla frustrazione e ha tentato il suicidio tirandosi i capelli. Il giudice l’ha assolto.

Rimedio consigliato: facilissimo. Basta evitare i centri commerciali la domenica pomeriggio. Fate la spesa il martedì sera dopo le 20: sgommando nel parcheggio sotterraneo semi-deserto si gode come cinghiali.

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