Quinto Potere – Atto Primo

Guardo saltuariamente la televisione, quel tanto che basta per conoscerla senza compromettermi. Frequento il mondo dell'(ex) tubo catodico anche di riflesso, leggendone qua e là, soprattutto in rete. Ho comunque elementi sufficienti per divertirmi a salire sul pulpito e lanciare i miei strali contro alcuni utilizzi del più straordinario e potente mezzo di comunicazione del ventesimo secolo (ora c’è un concorrente altrettanto stupefacente, che state sfruttando per leggere il post…).

Primo strale – La cronaca nera

Misteri, delitti irrisolti, omicidi senza colpevoli. Dai meandri delle cronache tracimano fiumi di trasmissioni, affascinanti sulla carta, ripetitive e noiose nell’overdose della programmazione settimanale.

Dopo il successo di qualche pioniere, che ha snocciolato in tempi non sospetti fortunati programmi di inchiesta giornalistica coi controcazzi, sono arrivati i pecoroni. Il genere “tira”? Bene: allora tutti a vomitare approfondimenti, plastici, inchieste, ricostruzioni con attori per le quali, di primo acchito, fatichi a capire se si tratti di una telenovela o di altro. Con la faciloneria tipica della spettacolarizzazione a farla da padrona.

Naturalmente questo circo mediatico ha bisogno di una nutrita corte dei miracoli per rimanere in piedi, quindi le fila di “opinionisti” ed “esperti” che si prestano a fare da pittoresco e variegato contorno si ingrossano di giorno in giorno. Alcuni probabilmente ne hanno fatto un mestiere. Certo, non possono mancare criminologi e psicologi, ma state tranquilli: trattandosi di cabaret giornalistico non mancano nemmeno soubrette, baristi, calciatori, giannizzeri, nani e ballerine. Olè.

Lo spessore degli interventi è facilmente immaginabile, ma non importa: il conduttore deve poter mettere tanta carne al fuoco, fare tante domande, cambiare inquadratura, magari far scoccare la scintilla per qualche polemica sulla lana caprina. Tutto molto velocemente, che il tempo è tiranno e chiedono la linea dalla regia o si deve lanciare il servizio (“esclusivo“, naturalmente) del nostro inviato.

Ecco, appunto. I servizi. Quelli “esclusivi”, soprattutto. Parliamone…

Ma quelle interviste demenziali ai vicini, ai conoscenti o ai parenti delle vittime o dei carnefici, non sono palesemente inutili, quasi sempre stupide e spesso un tantino di cattivo gusto?

Ma quei branchi di inviati che sostano a frotte davanti alla villetta in cui si è consumata la tragedia e che si danno i turni per girare servizi tutti uguali e mandarli in onda su canali diversi, non sono un fulgido esempio di cretinismo comunicativo, oltre che di spreco di denaro ed energie?

Ma i servizi che rimbalzano su ogni telegiornale e invadono i teleschermi con interessantissime elucubrazioni sulla maglietta indossata dall’imputata ad una delle udienze del processo, non potrebbero risparmiarceli?

Ma non sarebbe meglio un bel film, magari di epoche successive agli anni ottanta, già che ci siamo? O magari trasmettere il torneo di Wimbledon, tanto per dire?

Non mancano naturalmente i risvolti paradossali, le involuzioni, l’avvitamento del sistema su sé stesso: gli attori di questo circo mediatico prima bombardano l’Italia per settimane con l’inquadratura di una villetta, di un portone, di un relitto, rimestando nel torbido con dettagli scabrosi, filmati esclusivi, intercettazioni scottanti, fotografie pruriginose. Poi se qualche malcapitato, facilmente suggestionabile e con poco altro da fare o da pensare, si reca sul posto per partecipare allo spettacolo imbastito da questi saltimbanchi, sapete che succede?

Che lo accolgono a braccia aperte? Che lo ringraziano per essere uno di quelli che giustifica la loro presenza e il loro stipendio? Che lo intervistano per gettare benzina sul fuoco?

No, nulla di tutto questo. Succede qualcosa di meglio, qualcosa di sublime, qualcosa di quasi incredibile. I saltimbanchi del tubo catodico si trasformano in tanti petulanti Savonarola, puntano il dito e lanciano anatemi da moralisti dell’ultim’ora contro i loro seguaci, condannando con sprezzo il “turismo del dolore” che loro stessi hanno alimentato. Un po’ come immaginare Nerone che si lamenta per l’odore di bruciato; o Erode che si preoccupa del calo delle nascite. La cosa sarebbe oltremodo comica, se il senso del ridicolo non si fosse disperso nell’etere…

Non resta che rimpiangere Telefono Giallo.

NB: per leggere il seguito (Quinto Potere – Atto secondo), cliccare QUI

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