Bonifici e sospiri (medley patavinollivuddiano)

Tour onirico-musicale intrapreso da uno spirito visionario e piuttosto romantico. Piccolo omaggio ad una musa incrociata per caso in una banca, alibi per ripercorrere scene cinematografiche o canzoni rimaste nell’immaginario dell’autore. Se volete partecipare al viaggio alzate il volume e cliccate su nomi e frasi colorate di rosso per aprire i vari link su youtube, fonte inesauribile di spunto e miniera di informazioni più stupefacente della borsa di Mary Poppins.

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Giornata convulsa, piena di impegni, come al solito. Devo anche passare in banca per un bonifico. Piove.

Per strada penso quanto sia assurdo che io perda tempo recandomi fisicamente ad uno sportello come si faceva negli anni ’70, ovvero secoli fa. Rivedo nella mia testa il signor Banks di Mary Poppins, e la sua secolare, solenne, austera banca “di credito, risparmio e sicurtà”, ingessata nelle tradizioni. Sorrido della mia citazione mentale e decido lì per lì che a breve passerò ad un conto on line, più moderno, flessibile, veloce, più al passo coi tempi.

Una volta giunto a destinazione trovo una filiale quasi bloccata da problemi tecnici incidentali; l’impiegato alla cassa mi avvisa che effettuare operazioni risulta difficilissimo. Per una frazione di secondo mi appaiono Al Pacino e Quel pomeriggio di un giorno da cani . L’impiegato mi fissa, forse ha intravisto anche lui la scena nella mia mente e un brivido gli è corso lungo la schiena.

Sfiga venire proprio oggi, penso. Tornerò un’altra volta. Poi, mentre sto per andarmene, il colpo di scena.

Appare lei. A tutto schermo.

La bancaria più carina del mondo, inviata dal destino a sconvolgere il mood della mia giornata. Risoluta, efficiente, preparata, gentile, sensuale, carismatica, affascinante.

Una dea precipitata tra i conti correnti, una Venere apparsa tra depositi e bonifici.

Viene dritta verso di me. Comincia il nostro film.

Il silenzio burocratico della filiale si riempie di una musica dolcissima: sento Gabriella Ferri cantare Remedios e i miei occhi attivano uno splendido rallentatore che rende la sua camminata leggera e sinuosa come quella di Marilyn o, secondo le ultime rivisitazioni, di Jessica Alba.

Mi chiede di avere pazienza: può provare a fare alcuni tentativi dal suo terminale.

Sul mio copione vedo chiaramente scritto: “Ma quale pazienza, mia splendida fata bancaria: se potessi rimanere qui a guardarti lavorare tutto il giorno gongolerei di felicità! Al diavolo tutto il resto!!!”. Invece sbaglio la battuta e bofonchio solo un “Grazie”.

Mentre aspetto le pongo alcune domande tecniche con la nonchalance di un baccalà norvegese vestito da ballerina di flamenco in mezzo ad una pista da sci.

Non riesco però a capire le risposte. Non è colpa sua, sono io che proprio non la seguo: sto sognando. La sua voce flautata mi incanta e mi trascina lontano, sui tetti di Parigi illuminati dalla luna. Mi trasformo in Ewan McGregor / Elton John e le canto il mio amore visionario: Your song riecheggia a volume altissimo per tutti gli uffici.

La mia giornata è cambiata, la mia mente è un vulcano, il mio cuore sorride, la magia del cinema ha invaso la filiale di una banca. Ed è merito suo.

Dopo qualche tentativo riesce ad effettuare i bonifici; una volta conclusa l’operazione si avvicina per farmi firmare un modulo.

“Firmo qualsiasi cosa, splendido bucaneve. Anche l’impegno a rimanerti accanto per una trentina d’anni”. Questa era la battuta prevista. Dalla mia bocca però esce solo un banale “Certo, grazie“. Pure un po’ in falsetto, tipo Woody Allen in Provaci ancora Sam nella scena in cui l’attrice va a trovarlo a casa.

Il suo profumo mi inebria e il film ricomincia a prendere quota: primissimo piano sul suo sguardo sorridente, poi l’inquadratura si allarga e la vedo ballare divertita a piedi nudi. Lancio la cravatta al vento e mi metto a ballare con lei, mentre banca e pensieri spariscono e i problemi non esistono più.

Quando sento la mia voce domandarle il nome del profumo con cui mi sta deliziando, la scena si interrompe in modo brusco. Inorridisco rendendomi conto che gliel’ho chiesto davvero.

Complimenti, mi dico: nella tua testa vivi un film che nemmeno Baz Luhrmann in stato di grazia e poi te ne esci con approcci degni di un vitellone di provincia, buoni al massimo per un playboy da sagra paesana. Bravo. Proprio Bravo.

Cerco di recuperare con qualche boutade meno squallida, ma non mi viene in mente nulla e ammutolisco come un pandolo. La mia sicurezza, il mio ego gigantesco, il mio talento affabulatorio: tutto sparito.

Tutto spazzato via dall’uragano inaspettato del suo charme.

Mi chiede il numero di telefono per darmi ulteriori informazioni tecniche nei giorni a venire e negli sconfinati multiversi della mia fantasia inizia il secondo tempo (ovviamente con lieto fine): mi chiamerà lei personalmente, al telefono farò lo spiritoso e le risulterò simpatico. Tra una chiacchiera sugli interessi garantiti, una risata e una consulenza sui fondi di investimento la inviterò a cena. Scoccherà la scintilla. Dopo qualche mese la prenderò in braccio tra gli sportelli della banca e la porterò fuori tra gli applausi dei suoi colleghi, verso la felicità.

Come Richard e Debra in Ufficiale e gentiluomo .

Sì d’accordo: non ho la divisa da pilota del buon vecchio Richard. Ma sono dettagli…

The end.

Titoli di coda sulla voce di Joe Cocker. Scena after credits da definire.

Il finale ricalcato sull’ennesima citazione cinematografica mentale della giornata mi diverte. Cerco ancora qualche frase da dirle ma ovviamente non mi viene nulla. Saluto nel modo più banale in cui un cliente può salutare ed esco.

Fuori dalla banca mi fermo un secondo e sorrido: la fata bancaria mi ha fatto regredire allo stadio adolescenziale, mi ha regalato momenti di onirico romanticismo e brevi sospiri trattenuti, mi ha fatto fare il giro del mondo in pochi istanti, sognare mille vite parallele tutte insieme, sentire musiche di ogni tempo e rivedere cento film.

Tutto questo e altro ancora mentre aspettavo di fare un bonifico.

Mi sento in debito con lei e col destino per l’inatteso riflesso di luce con cui hanno colorato un frammento della mia giornata. Dato che l’ipotesi dell’invito a cena, conoscendomi, è oltremodo remota, decido al volo che in settimana mi sdebiterò dedicandole uno slancio creativo, che probabilmente non leggerà mai.

Ecco fatto.

PS I: Non sono più così sicuro di chiuderlo, quel conto…

PS II: Lei è la musa ma il merito è tutto mio. Sono io il sognatore visionario romantico. Lo so.

PS III: Piaciuto il viaggio, mes amis?

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NB: Il post non ha fini di lucro, vuole solo essere un divertissement, un modesto tributo a tutti gli autori e artisti citati, oltre che alla musa ispiratrice; ovviamente non intende violare alcun diritto d’autore: tutti i diritti relativi a musiche e film citati rimangono ai legittimi proprietari e se i contenuti di questo post venissero ritenuti lesivi di tali diritti, saranno su richiesta immediatamente modificati o rimossi.

1 Commento

  1. Hai toccato con mano che tutto lo sforzo dei nostri tempi teso a rendere ogni cosa a portata di clic, sia essa una semplice richiesta di un servizio o, peggio ancora, l’esigenza di allacciare relazioni umane, trova un ineludibile ostacolo nella necessità di un contatto umano che non sia solo virtuale, nella ricerca della reale interazione con un’altra persona…

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