Odissea da cannolo in alta quota

Catania è arroventata dal sole. Il bel tempo esalta la bellezza e la sfrenata sensualità della Sicilia: in due giorni mi godo un tripudio di tramonti, barocco, mare e ricette deliziose.

Il rientro nel profondo e nebbioso nord est, invece, si trasforma in una piccola Odissea de noaltri: sono in ritardo, l’orario di decollo è vicinissimo.

Mangio al volo due arancini (al maschile, siamo a Catania…), compro una mastodontica confezione di cannoli, restituisco l’auto a noleggio e corro in aeroporto trascinando trolley, borsa del pc e cannoli sotto un sole impietoso.

La temperatura sfiora i 40 gradi. Per farmi forza mi pappo un cannolo.

Salgo in aereo trafelato e accaldato. Nel velivolo il microclima è più o meno quello di una cella frigorifera. Godo. Non contento, mi tolgo la giacca e mi punto l’aria condizionata dritta addosso.

Furbo come una volpe…

Dopo una ventina di minuti ho un blocco di cemento da nove tonnellate al posto dello stomaco, e una nausea furibonda. Tento la fuga in bagno per cacciarmi due dita in gola, ma il malessere è più rapido di me. Gambe molli, sudori freddi e giramenti di testa. Mi accascio in corridoio, tra le due file di sedili.

Pochi secondi e due membri dell’equipaggio accorrono a prestarmi soccorso. Arriva anche un medico. Mi chiede se ricordo il mio nome.

“Certo che me lo ricordo: ho fatto una congestione, mica soffro di amnesie…”

Dice: “Ah, lei è medico?”

Fantastico: come in “Tre uomini e una gamba” !!! L’analogia mi diverte, e replico con un sorriso che in effetti non sono un medico, ma che per distinguere una congestione da un gomito del tennista non occorre essere dei luminari.

“Guardi, cortesemente lasci fare a me, stia tranquillo e si limiti a rispondere alle domande…”

Molto bene.

Rispondo a tutte le domande e nel giro di qualche minuto mi tornano le forze. Ringrazio tutti per l’efficienza e la cortesia e mi accingo a tornare al mio posto. Ma la hostess mi blocca.

Non può tornare al suo posto: è scattata la procedura YZvattelapescaBIS.”

“Prego??? ” – domando interdetto.

“E’ una procedura di rigore che scatta in caso di malore a bordo: effettueremo un atterraggio prioritario d’emergenza a Fiumicino e lì sarà prelevato da una autoambulanza che la porterà in ospedale. E’ tutto sotto controllo.”

A posto. Ci mancava l’atterraggio d’emergenza. E a proposito di citazioni, il circuito di rigore mi fa venire in mente Lino Banfi. Chi indovina il film vince un caffè con humour e uno con utopia.

“Guardi, la ringrazio ma tutto sommato ho solo fatto una mezza indigestione, quindi può far rientrare l’allarme e disattivare la procedura YXsgambettalavecchiaBIS, o come caspita si chiama.

“Non si preoccupi è un protocollo di sicurezza standard, si  sieda dove dico io e si rilassi. Andrà tutto bene.”

All’atterraggio va in scena il remake di Airport 77: ambulanze a bordo pista, medici, paramedici, lampeggianti dappertutto, telecamere, inviati speciali, paparazzi, carri allegorici di alcune scuole di samba, invasioni di cavallette e folle di tifosi che intonano sfottò.

Mi prelevano, mi infilano in ambulanza e partono sgommando, a sirene spiegate, mentre il medico mi chiede se ricordo il mio nome.

“Certo che ricordo il mio nome: ho solo fatto una congestione, mica sono lo smemorato di Collegno.”.

“Ah, sei un collega? E dove pratichi? “

E due. Porca putrella. “No, non sono un medico. Però se mi viene la nausea e mi si blocca la digestione passando dal caldo al freddo difficilmente può essere congiuntivite…”

 “Cortesemente stia tranquillo e ci lasci fare il nostro lavoro; risponda solo alle domande.

Molto bene.

Dopo una serie di esami e controesami, fatti a onor del vero senza perdere tempo e con un livello di efficienza, cortesia e professionalità davvero impeccabili, arriva una dottoressa e mi comunica la diagnosi.

Buone notizie, lei è sano come un pesce, ha tutti i valori perfetti.

Dico “Beh era prevedibile: avevo anticipato ai suoi colleghi che si è trattato di una semplice congestione”

Ah, sei un collega? Che specializzazione hai?

Maremma cinghiala. “No, non sono medico. Ma siccome mi è venuta la nausea dopo aver preso freddo, mica poteva essere una distorsione alla caviglia…”

“…Meglio se lascia fare a noi le diagnosi: siamo qua apposta, è il nostro mestiere…”

“Va bene, ha ragione dottoressa, le chiedo scusa. Mi dica.”

Allora la situazione è questa: lei ha preso freddo allo stomaco dopo pranzo, e ha fatto una congestione.”

Taccio. Con uno sforzo immane, taccio. Mi concentro nel tentativo di scacciare dalla mente l’immagine di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Niente di grave, quindi, può stare tranquillo. In ogni caso la procedura XZsaltalaquagliaTER  prevede il ricovero in osservazione per 24/48 ore.

Guardo i cannoli. Non resisterebbero altre 24 ore, nemmeno con la confezione da viaggio.

Gonfio il petto e assumo una espressione eroica: “Dottoressa siete stati professionali e gentilissimi. Vi ringrazio davvero, ma firmo per andarmene volontariamente, assumendomi la responsabilità dei cannoli. Ops, mi scusi: delle dimissioni.”

Saluto, firmo, ringrazio e corro come un forsennato a prendere un volo per Venezia.

Incubo finito, penso.

E invece no.

Arrivo a Venezia in tarda serata, ma il trolley non arriva insieme a me. E’ andato perso.

All’ufficio bagagli smarriti mi ritrovo in fila dietro una signora giapponese che non parla lingue conosciute ma solo un antico dialetto paleomanga del XII secolo. L’addetto, laureato in lettere antiche, prova anche a disegnare col dito dei caratteri cuneiformi sul vetro dopo averci alitato, ma la signora non fa una piega. Per compilare il modulo di denuncia danno vita ad una specie di interminabile gioco dei mimi.

“Scusate, ho avuto una giornata difficile, sono passato attraverso una procedura ZZmuovilatorreBIS, tra l’altro non mi sento ancora molto bene… Non è che posso fare io la denuncia al volo e il gioco dei mimi con la signora lo continuate dopo?”

“Non facciamoci subito riconoscere dagli stranieri: rispetti la coda e torni al suo posto.”

Molto bene. Almeno non mi ha chiesto se sono un medico, diavolo imbufalito.

Arrivo a casa dopo mezzanotte, con una fame esplosiva. Apro la confezione di cannoli, stappo una bottiglia di quello buono e brindo a medici, cannoli, bagagli smarriti, Aldo Giovanni e Giacomo, Lino Banfi e alla procedura YYmistrafogodicannoliefacciopureilBIS.

Alla faccia della congestione.

2 Commenti

  1. Sono a letto. Mi sono detto leggo velocemente qualcosa e poi mi verrà sonno.
    Il reader RSS mi porta a leggere il tuo post.
    Alla prima domanda “Ah lei é dottore” scoppio a ridere come un cretino. Mia moglie si sveglia e allora ricomincio a leggere, questa volta a voce alta… ed eccoci qui: due cretini che ridono a mezzanotte e mezza.
    Bravo, solo una domanda: ma 20cc di placibio no ? 🙂
    E aggiungo “la vostra soddisfazione é il nostro miglior merito!” :):):)

  2. Sapere di aver strappato un sorriso è la nostra più grande soddisfazione… 🙂 Grazie dell’apprezzamento!
    Ah, ovviamente caffè pagato per te e per tua moglie, uno con humour e l’altro con un goccio di utopia: avete azzeccato tutte le citazioni!!!

    Alla prossima.

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