New York – Diario di viaggio (parte seconda)

Seconda parte del diario di viaggio alla scoperta della Grande Mela, della città che non dorme, dell’ombelico economico e culturale del mondo occidentale, della meta preferita, ogni anno, da milioni di turisti, di ogni parte del mondo.

Tutto il resto è noia.

Per leggere la prima parte del diario di viaggio clicca QUI.


New York – Cosa vedere

L’elenco di cose da fare e da vedere, in assoluto, è molto lungo. Siamo nella metropoli forse più cool del globo. Mi limiterò in questa sede ad elencare le immagini e le esperienze che più hanno colpito o entusiasmato la mia sensibilità di viaggiatore. Un elenco parziale e opinabile forse, ma genuino e vissuto.

Empire State Building: non è solo un grattacielo. Rappresenta uno spaccato di storia della città, un simbolo della sua grandezza e intraprendenza, del sorprendente slancio verso il futuro che ne ha fatto un’icona per il mondo intero. Costruito in otto mesi all’inizio degli anni ’30, teatro di numerose e alterne vicende economiche, è entrato nell’iconografia e nell’immaginario collettivo grazie soprattutto al cinema. Ancora oggi attira 3,5 milioni di visitatori ogni anno. L’orario ideale per salire sulla terrazza panoramica è al tramonto: lo sguardo mozzafiato sulla città verrà esaltato dal riflesso del sole calante sui grattacieli di vetro e acciaio prima, e dallo spettacolo delle luci di New York una volta sceso il buio. Se vi piace il genere, non negatevi una visita anche al Top of the Rock, l’osservatorio al 70° piano del GE building, al Rockfeller Center (vedi il paragrafo dedicato).

Evelyn McHale, Life, Warhol: tra le tante storie e curiosità che il grattacielo custodisce, ne ho scelta una che nasce dalla triste cronaca di un suicidio per sfociare, attraverso una romantica sublimazione, nella storia dell’arte contemporanea. Nel 1947 una splendida ragazza si suicidò per amore lanciandosi dalla terrazza posta all’86° piano dell’Empire State Building e schiantandosi su una Limousine. Uno studente di passaggio è riuscito a cristallizzare in uno stupefacente scatto fotografico il corpo della giovane sul tetto sfondato della vettura: sembrava essere stato delicatamente adagiato da una dea dell’amore, mossa a compassione per le pene di una innamorata delusa. La foto è stata poi pubblicata dalla rivista Life col titolo “The most beautiful suicide” e in seguito acquistata da Andy Warhol per trasformarla nella sua celebre opera Suicide (fallen body).

Chi fosse interessato a qualche ulteriore dettaglio su questo aneddoto un po’ morboso ma per certi versi romantico e affascinante, può visitare il Blog di Barbara Picciche contiene un post dedicato alla vicenda. Per leggerlo cliccate QUI.

I colori del grattacielo: l’impianto di illuminazione a led, con una capacità di 16 milioni di colori, consente di illuminare in modo spettacolare e bellissimo la cima dell’edificio adattando le colorazioni ad alcuni eventi o festeggiamenti in città. Per vedere il tricolore italiano dovete essere in zona attorno al 12 ottobre, in occasione dei festeggiamenti per il Columbus Day.

Skyline dalla Hudson’s Bay: in occasione dei festeggiamenti per il 4 luglio abbiamo preso posto in un barcone turistico che, partendo dal Pier 83 nel tardo pomeriggio, ha percorso tutta la costa di Manhattan, passando vicino alla Statua della Libertà e continuando poi fino al ponte di Brooklyn. A mezzanotte i fuochi d’artificio riflessi sulle facciate dei grattacieli, visti dalla baia dell’Hudson insieme a decine di americani, con l’inno in sottofondo, hanno reso la serata emozionante e molto piacevole.

Tuttavia, anche senza i fuochi d’artificio e la particolare atmosfera del 4 luglio, il giro con la barca permette di godersi entrambi il panorama del New Jersey e di Manhattan, la Statua della Libertà e il ponte di Brooklyn da un punto di vista particolare e gradevolissimo. Decisamente un tour consigliato.

The Brooklyn Bridge: attraversare il mitico ponte, come fanno decine di migliaia di pendolari ogni giorno, è una esperienza da vivere. A piedi o in auto, poco importa. Magari andateci di sera (meglio allora in auto o in taxi), verso l’imbrunire e una volta a Brooklyn godetevi la vista spettacolare sui grattacieli di Manhattan che si accendono di migliaia di luci. Subito sotto il ponte, c’è un grande spiazzo proprio davanti alla Ice Cream Factory: da quel punto di osservazione farete tantissime foto e di sicuro il profilo evocativo di Manhattan, visto da lì, vi rimarrà impresso a lungo.

Little Italy e Chinatown: vanno sicuramente visitati, perché fanno parte del percorso turistico classico e del folklore locale, ma personalmente ho trovato molto più interessanti altri quartieri: su tutti i già citati Soho, Greenwich Village o East Village, decisamente più genuini, godibili e chic.

Ground Zero: in un luogo così carico di significati per tutto il mondo occidentale, sarebbe stato assai facile scivolare sulla buccia di banana della celebrazione retorica. Invece gli amici newyorkesi hanno valorizzato il luogo con sobrietà: un giardino pieno di alberelli e due particolari, bellissime fontane in corrispondenza delle voragini lasciate dalle fondamenta delle torri gemelle abbattute nel 2001. Su tutto  svetta la nuovissima Freedom Tower, che si innalza fino a 541 metri (1776 piedi, per richiamare l’anno della indipendenza degli Stati Uniti). Osservando i nomi dei caduti incisi sul cornicione in rame delle fontane, tuttavia, la rinascita di questo luogo assume significati che vanno ben al di là delle considerazioni estetiche. Assolutamente da visitare.

Fifth Avenue & Rockfeller Center: eh già, la mitica Quinta Strada, una delle vie più famose del mondo. Il suo simbolo forse più noto deve la celebrità alla geniale penna di Truman Capote e alla eterna eleganza e femminilità di Audrey Hepburn: la gioielleria Tiffany & Co è sicuramente una tappa obbligata. Sprecate qualche scatto per la tradizionale foto sotto le insegne, prima di entrare a visitare il negozio, altrimenti alcuni tra i vostri amici non crederanno che siete stati veramente a New York…

E poi via, si prosegue in una girandola di brand e griffe da far girare la testa: Gucci, Pucci, Apple, Armani, Louis Vuitton, Chanel, Prada, Bulgari, Fao Schwartz, Diesel, Versace, Abercrombie & Fitch, e chi più ne ha più ne metta. Insomma, una scintillante, preziosa vetrina del lusso più sfrenato.

Non solo shopping, comunque: ci sono la Trump Tower, la cattedrale di Saint Patrick e il Rockfeller Center, altro simbolo arcinoto della città, costruito dal discusso e celeberrimo miliardario e filantropo americano la cui storia vi invito a leggere. Qui d’inverno, ai piedi dell’imponente torre del GE building, troverete l’albero di Natale più fotografato della città e la famosa pista di pattinaggio immortalata in tanti film (d’estate ospita un cocktail bar). Se invece volete una vista mozzafiato su Manhattan potete salire fino al celebre Top of the Rock, l’osservatorio panoramico al 70° piano: il punto di osservazione, rispetto a quello dell’Empire, è più basso ma ha un indiscutibile ed intuitivo vantaggio: include nel panorama di NYC l’Empire State Building stesso. Per dire. Non lo avreste mai immaginato, vero?

Central Park: il polmone verde di Manhattan è un luogo molto amato dagli abitanti della Grande Mela, meta privilegiata per rilassanti passeggiate nella natura, sessioni di jogging, giri in bicicletta e sui pattini, gitarelle in barca sui vari laghi artificiali (d’inverno si pattina sulla superficie ghiacciata), bagni di sole e pennichelle sull’erba. A farvi compagnia troverete, oltre ai turisti, tanti newyorkesi, molti artisti di strada, svariati birdwatchers e tantissimi scoiattoli, veloci e curiosi.

Dentro o affacciati lungo i lati del Central Park si trovano il Metropolitan Museum of Art, il Guggenheim, il Museo di Storia Naturale (vedi paragrafo dedicato ai musei, nella terza parte del Diario di Viaggio), un Tennis Center, piscine, e varie aree attrezzate per lo sport: (baseball, calcio, pallavolo, hockey, etc.).

Tappa obbligata per i fan dei Beatles è lo Strawberry Field Memorial, un’area di 10.000 metri quadri dedicata alla memoria del cantante John Lennon. Si trova all’altezza del vicinissimo e celebre Dakota Building, un lussuoso palazzo affacciato su Central Park all’altezza della 72esima in cui Lennon abitava e all’ingresso del quale è stato ucciso da Mark Chapman la sera dell’8 dicembre del 1980.

A proposito, date anche uno sguardo agli splendidi palazzi intorno al parco: là in alto, con vista sul verde, vi sono alcuni tra gli appartamenti più costosi del pianeta.

Avrete a questo punto intuito che le dimensioni di Central Park non hanno nulla a che vedere con quelle dei  graziosi giardinetti sotto casa vostra: cercate quindi di pianificare bene le visite ed esplorate i suo 341 ettari a spizzichi e bocconi, entrando e uscendo dal parco durante le incursioni verso altre mete.

Ve lo godrete di più e meglio, vivendolo come una parte della vita quotidiana di questa meravigliosa città.

Per leggere la prima parte del diario di viaggio clicca QUI

Per leggere la terza parte del diario di viaggio clicca QUI

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