La compagna di viaggio

L’avventura è cominciata in aeroporto, al rientro da Bari, in una uggiosa serata veneta.

Di solito, dopo l’atterraggio, mi godo il calo di tensione legato al termine della trasferta e alla voglia di tornare a casa.

E’ una bella sensazione, quasi fisica, quasi rumorosa, tipo la cima di una barca che trasuda salsedine, strizzata dalla forza delle correnti.

L’altra sera tuttavia un disguido logistico e una compagna di viaggio interessante hanno reso l’ultima parte del viaggio un po’ speciale.

Il disguido era un errore nella prenotazione della navetta che mi avrebbe dovuto riportare dall’aeroporto a casa; la compagna di viaggio è apparsa mentre l’autista ed io cercavamo una soluzione.

Con guizzo da istriona è entrata in scena per confermare la sua prenotazione e ha aggiunto provocatoriamente che secondo lei tutti i passeggeri non presenti in lista, errori o non errori, li si sarebbe dovuti lasciare in aeroporto. Poi è uscita per attendere la partenza vicino al taxi, sogghignando del divertito stupore, mio e dell’autista.

Il tempo di sistemare il disguido logistico e l’ho raggiunta fuori. Se lo aspettava: il sogghigno è ricominciato da dove lo avevo lasciato.

Abbiamo parlato.

Tanto.

Tornava da Londra e come tanti viaggiatori viveva il disagio del rientro nella nostra amata italietta, che spesso, agli occhi di chi gira il mondo, appare ancora più incomprensibile di quanto sembri vivendola dall’interno.

Viaggi, desideri, passioni, cibo, irrisione dei luoghi comuni: le parole si sono intrecciate velocissime, ticchettandoci in testa come le sottili gocce di pioggia che danzavano attorno a noi.

Il tempo è volato, l’autista ha raccolto tutti i passeggeri e siamo partiti.

Ci siamo seduti vicini nell’ultima fila di sedili, come liceali in gita, e abbiamo mimetizzato le frasi sussurrandole appena, per lasciare gli altri viaggiatori al di fuori della nostra bolla di complicità improvvisata

Abbiamo parlato ancora.

Tanto.

No, nessuna schermaglia seduttiva da filmetto di quart’ordine, nessuna attrazione fatale, nessun colpo di fulmine: ci siamo semplicemente lasciati trascinare da un’intesa inaspettata, da un fiume di parole in libertà e risate soffocate.

Il viaggio è sembrato ad entrambi troppo breve: in prossimità dell’arrivo abbiamo spontaneamente accelerato il ritmo del nostro valzer di chiacchiere, per esorcizzarne la fine.

Arrivati a Padova nessun disagio, nessuna sbavatura, nessuna richiesta di recapiti che potesse rompere l’armonia della nostra effimera intesa nel tentativo di prolungarla oltre quel magico viaggio di ritorno.

Uscendo dalla navetta mi sono girato verso di lei e ho mimato un bacio, fugace e divertito; quando ho visto che stava facendo la stessa cosa ho avuto la certezza di aver vissuto un momento speciale, fragilissimo e già perduto.

A parte la via in cui abitava non sapevo praticamente nulla di lei, nemmeno il suo nome.

I più prosaici penseranno, forse a ragione, ad una occasione sprecata; io però l’ho vissuta in modo diverso.

E’ stato un’incontro fortuito, ci siamo sfiorati per caso lungo le strade del mondo, felici di vivere un breve momento magico, di recitare un capolavoro senza finale, di suonare una sinfonia improvvisata, di danzare al ritmo struggente dei versi di Brassens. Le stelle cadenti durano frazioni di secondo, ma la loro scia luminosa incanta gli uomini da sempre.

La mia compagna improvvisata di viaggio avrebbe probabilmente meritato qualche altro secolo di attenzioni, ma a volte i regali del destino diventano più piacevoli lasciandoli avvolti nel mistero della loro incompiutezza, nel fragile incantesimo che li rende unici e preziosi.

PS I: Se sei tu la protagonista del racconto e per un caso fortuito stai leggendo questo post, non mi prendere troppo sul serio: certe cose si dicono per darsi un tono sul blog. Mandami subito il tuo numero che ci incontriamo e ti offro una cosa…

PS II: Se invece quella sera non eri tu ma sei comunque una splendida ragazza innamorata del mondo, dei viaggi, della vita, e ovviamente del sottoscritto, mandami il numero lo stesso. Mica bisogna prendere sempre le cose alla lettera…

Be the first to comment

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*