Un fugace spaccato su un paio di episodi che per celia mi sono divertito a dipingere come istantanee, come ritratti casuali ma forse rappresentativi di un mondo femminile variegato e complesso; di un dialogo tra i sessi a volte difficile da fotografare, interpretare, capire, vivere. Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è del tutto voluto.
“Siamo solo amici” – Interpretazione preventiva (e falsa)
Una cara amica me la voleva presentare a tutti i costi, chissà poi perché. Alla fine, comunque, ci siamo conosciuti, invischiati entrambi ad una cena di gruppo. Sicuramente anche a lei avranno detto che ero simpatico, un bravo ragazzo e tutte le classiche panzane a corredo; sicuramente anche lei avrà acconsentito a lasciarsi coinvolgere nell’incontro più per levarsi il peso che per reale intenzione. Per fortuna è scaltra e simpatica davvero, quindi entrambi interpretiamo bene il ruolo assegnatoci da amici comuni dissimulando l’imbarazzo e mostrandoci sciolti e tranquilli. La serata trascorre piacevolmente.
Destino vuole però che il gruppo organizzi altre uscite. Cominciamo a frequentarci. Andiamo d’accordo, ci troviamo bene insieme, ma non ho affatto voglia di imbarcarmi in una storia con lei, e non faccio nulla per nasconderlo. Dopo qualche altra serata per fortuna mi arriva un SMS (e sottolineo SMS) che sembra inequivocabile: “Sei una persona splendida, ma io e te potremo essere solo amici. Spero tu capisca”. Esulto come dopo un gol all’incrocio dei pali e rispondo con qualche luogo comune adeguato.
Viste le premesse non esito ad accettare, qualche giorno dopo, un invito nella casa di montagna dei suoi amici per il week end. Dato che mi ha destituito dal ruolo di spasimante tutto dovrebbe filare liscio. Ovviamente non è così: dopo cena lasciamo gli amici a tavola e finiamo a letto; per sua iniziativa, va da sé. La storia zoppa che ne è nata ha avuto ovviamente vita breve e claudicante.
Molto bene.
“Siamo solo amici” – Interpretazione tardiva (e vera)
Una vecchia conoscenza si fa viva, torna in auge e ne nasce un fiume in piena di messaggi, e-mail e telefonate. E’ in crisi col moroso, sa di piacermi da sempre, sembra che sia venuto il mio turno. Usciamo a cena un paio di volte, la corteggio in modo palese e lei si lascia corteggiare. Ci scambiamo regalini, messaggi complici, confidenze. Lei molla il moroso e continuiamo ad uscire, a parlottare in un sussurro, a tenerci per manina.
Quando le cene diventano silenziose perché parliamo con gli sguardi, quando guardandola mi sento strano, quando sento le farfalline nello stomaco vedendo il suo nome sul display del cellulare, saltano gli schemi e la invito ad un romantico week end al mare. Accetta, e per me è un segnale chiaro.
Mi impongo di non rovinare la magia con qualche gesto banale, di non “provarci” per il semplice fatto che ha accettato l’invito: si trova in un delicato momento di transizione, è fragile, forse ferita. Ha bisogno di tranquillità, dei suoi spazi. Per due giorni la coccolo e la vizio come una principessa.
Qualche tempo dopo, in città, mentre sto per affogare nel suo sguardo, le chiedo con dolcezza un salvagente d’amorosi sensi. Calano gelo e silenzio. A distanza di 48 ore mi scrive via SMS (e sottolineo SMS) che non ho capito niente, che ho travisato tutto e che a questo punto è meglio se non ci vediamo più. Quel che è sopravvissuto del rapporto si regge tuttora su un equilibrio precario e probabilmente effimero .
Molto bene.
– Sally: Ti odio.
– Harry: È un tuo problema.
– Sally: Penso di amarti.
– Harry: Potrei amarti.
– Sally: Ti odio.
– Harry: Per favore, non odiarmi.
– Sally: Ti amo.
– Harry: Ti amo anch’io.
– Ceo: Potrei amarti.
– Lei: Penso di amarti.
– Ceo: Ti amo.
– Lei: Non hai capito niente, hai travisato tutto, meglio non vedersi più.
Non e’ mai quello che sembra… purtroppo noi esemplari appartenenti al genere maschile e dotati di un e dico un singolo emsifero,tanto semplice quanto diretto non raggiungeremo mai la vetta della sapienza…e quindi saremo sempre pronti all’errore ben sapendo che sbaglieremo ancor prima di inziare o inizieremo prima di o nel dubbio di sbagliare. per tutta la sera pensiamo.. che faccio ? vado, ci provo… ma no dai, che miseria…. e lei (ma questo e’ venuto da solo o ce l’hanno mandato….) e viceveresa… va be lasciamo perdere…e’ una partita persa.
racconto eccellente come tutti i tuoi scritti
stefano