La partita e la cenetta

Il giorno della partita ho fatto il diavolo a quattro: riunioni rimandate, incontri con i clienti ripianificati, voli aerei spostati, tanto che alla fine sono riuscito a tornare in tempo per vedermela in diretta TV. Quando la tua squadra gioca i quarti di finale di Champions League non bisogna lasciare spazio all’improvvisazione.

Alle 19:30 entro in casa. Chiudo le tapparelle, stacco il telefono fisso. Rimane giusto il tempo per fare la doccia, scongelare una pizza, togliere la birra dal frigo e godermi la serata di calcio. Nell’attesa, prima di spegnere anche lo smartphone, chiamo lei. Anzi, meglio un SMS bello conciso. E’ comprensiva, intelligente, sa stare al mondo, andiamo d’accordo, per carità… Ma non si sa mai. E’ pur sempre un mercoledì di coppa, meglio evitare imprevisti… Le comunico che sono a casa e basta, senza aprire altri fronti pericolosi. Scaltro come una faina.

Ingenuo. Suona il telefono e inizia un’altra partita, diversa da quella di Champions ma altrettanto difficile.

“Ah, non pensavo tornassi così presto stasera. Bene, sono contenta. Così possiamo uscire a cena. Dove mi porti?”.

Caspita, si inizia in salita: pressing asfissiante e tiro a sorpresa. Calmo, stai calmo. Metti ordine tra le mille risposte istintive che ti frullano nel cervello.

“Mah, veramente sono un po’ stanco, sono stati giorni molto duri al lavoro. Ti fa lo stesso se rimandiamo a domani?”.

Grandissima parata: presa sicura a due mani, nessuna incertezza nella voce o nel tono. Ho salvato il risultato e siamo ancora in parità. Però non è finita. Riesco a vedere attraverso la cornetta i suoi occhi che sorridono mentre tira ancora verso la porta:

“Furbacchione… Non sarà invece che stasera fai l’italiano medio e mi snobbi per chiuderti in casa a guardare la partita…?”

Ahhhh, vedi vedi vedi che lo sapevi, vigliaccona: hai teso la trappola in modo magistrale ma non ci sono cascato. Sono un mago della tattica, altro che Herrera! Tsè! Ora però non posso permettermi tentennamenti, incertezze, pause sospette. Devo partire in contropiede e chiudere i giochi.

Rilancio candidamente: “… Ah già, la partita!!! Stavo per dimenticarmene: e pensare che i colleghi mi avevano invitato a guardarla insieme. Comunque, Champions o non Champions, ho bisogno di riposarmi e smaltire lo stress!”

Ma si, tanto vale alzare la posta e giocarsi il tutto per tutto! Una performance degna dell’Actor’s Studio. Praticamente un contropiede alla Bearzot.

Poi il capolavoro finale: “Mi sa che guarderò solo l’inizio: non voglio perdermi l’ingresso delle squadre in campo, le coreografie dei tifosi, il clima adrenalinico della serata di coppa… poi prenderò sonno e il resto lo controllerò domani su internet…”.

Sublime colpo di grazia. Ora crolla, questo è un tiro all’incrocio dei pali. Gol sicuro.

“Mmmh, ci credo poco, comunque se stai a casa mi sa che hai un problemino: la partita non è in chiaro…” 

Nooooooooo. Questa non me l’aspettavo, non ci avevo pensato. Ha parato il mio tiro e mi ha infilato LEI in contropiede: uno a zero. Ora dovrei continuare con la recita e dire qualcosa tipo “non importa, tanto è solo una partita di calcio”, ma non ce la faccio. Sono saltati gli schemi. Silenzio, calma: bisogna riordinare le idee…

Viene lei ingenuamente in mio soccorso: “Ti conviene dimenticare la stanchezza e vestirti: la trasmettono su grande schermo nel locale dove andiamo di solito a mangiare il galletto alla griglia. Certo, immaginarti a tavola da solo a tifare mi fa un po’ tristezza…”

Taccio ancora, spiazzato. Mi sta regalando un rigore e non è da lei. Non mi fido. Non capisco dove andrà a parare.

“Facciamo così: ti passo a prendere, ceniamo insieme in quel locale e ti godi la partita. Puoi tifare quanto vuoi, stasera non pretendo conversazione brillante, pretendo solo che ti diverti. Io ti faccio compagnia, senza interferire nella regressione allo status di tifoso…”.

Eccola là. Altro che rigore regalato! Un rovesciamento di fronte da manuale! A questo punto le metto il pallone sul dischetto per un rigore a porta vuota, merita di segnare…

“Beh sei carina, ma non vorrei che ti annoiassi a farmi compagnia mentre guardo la partita…”

“Dai dai furbacchione: comincia a vestirti e andiamo a vedercela insieme; prometto che non ti chiederò di spiegarmi ancora una volta la regola del fuorigioco…”.

Altro gol, meritatissimo: due a zero per lei e non posso nemmeno lamentarmi dell’arbitraggio. Mi sa che stasera perdo il derby…

Ops, un dubbio atroce: “Va bene, ma… Bisogna telefonare per sentire se c’è posto: di solito in queste occasioni è tutto strapieno!”

“Tranquillo, avevo già prenotato. Tavolo per due a favore del grande schermo… Ci vediamo tra poco.”

Tre a zero per lei. E sono persino contento di aver perso.

Donne… Come si fa a non amarle…

3 Commenti

  1. Geniale! Chi?… chiederai .
    Il racconto ? Il protagonista ? Lei ?
    Geniale rispondo, semplicemente geniale.

  2. ono rare queste donne,a me è capitato lo stesso.partita di coppa,ritorno fondamentale.
    lei:mercoledi usciamo a cena?
    io:panico…merc,mmm,devo fare qualcosa ma non ricordo…
    lei:se è x la partita non ho parole…
    io:ah già la partita.ecco cosa dovevo fare..
    lei me o la partita
    io:partita
    lei:stronzo egoista
    io:dici?può essere
    lei:volevo portarti in un ristorante a venezia molto carino
    io:ci sarà anche giovedi?
    lei:bleah
    io:dai su che sarà mai
    lei:ok niente goditi la partita
    io:grazie
    lei:avevo prenotato il posto davanti allo schermo x vedere la partita,insieme…
    io:ops…..che carina
    lei:stronzo ora non andiamo
    io:meglio sono scaramantico….ahah

Leave a Reply

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*