Berlino – Diario di Viaggio (Parte III)

Angolo del Ceo - Tracciato del Muro di Berlino

In questo ultimo capitolo non si parla né di attrazioni, né di musei, né di ristoranti, locali o vita quotidiana a Berlino: verrà esposta invece una personalissima interpretazione di questo viaggio e di alcune emozioni che può regalare a chi abbia voglia di cercarle.

Il post è arricchito da alcuni link, citazioni e immagini rappresentative, alcune delle quali reperite sul web. Come sempre, chiunque ritenesse violato un suo diritto o comunque avesse qualche osservazione da fare, può scrivere a questo blog.

Per chi fosse interessato, buona lettura.

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BERLINO – L’interpretazione del Ceo

E’ una delle più importanti capitali europee, fulcro della storia recente del continente, quindi va visitata con uno spirito particolare. Per goderne al meglio il fascino, il viaggio va preparato e affrontato, a mio modo di vedere, con un minimo di consapevolezza.

Consapevolezza significa, in questo caso, informarsi sulla storia moderna della città, sulle vicissitudini vissute dai cittadini berlinesi nel dopoguerra, durante la guerra fredda e dopo la caduta del muro. Di seguito, per i più pigri, alcune pillole selezionate da questo blog: la speranza è che rappresentino spunti sufficientemente interessanti per approfondire la ricerca altrove.

 

LE DUE GERMANIE E IL MURO DI BERLINO

Alla fine della guerra la Germania intera era stata suddivisa dagli alleati in 4 grandi zone di occupazione militare: americano, inglese, francese e sovietico.

Angolo del Ceo – Germania Divisa (dopo il 1945)

La città di Berlino, pur essendo interamente compresa nel settore sovietico, era però a sua volta ripartita, allo stesso modo, in 4 settori.

Angolo del Ceo – Berlino Divisa (muro dal 1961)

L’evoluzione successiva, complice la tensione legata alla Guerra Fredda, portò alla nascita di due Germanie divise: gli alleati occidentali cedettero la sovranità alla Repubblica Federale di Germania (c.d. Germania Ovest), mentre la zona sovietica divenne la Repubblica Democratica Tedesca (DDR).  A Berlino si seguì ovviamente la stessa dinamica e i berlinesi divennero “separati in casa”.

Tuttavia non c’erano ancora veri e propri muri a dividere il popolo tedesco.

A partire dagli anni cinquanta la DDR cominciò a chiudere i confini tra Germania Est e Ovest, ma il flusso di rifugiati che fuggivano verso l’occidente (sfruttando soprattutto il passaggio attraverso Berlino Ovest) era piuttosto intenso e in costante aumento: si parla di 3/4 milioni di cittadini, dal 1949 al 1961.

Lo smacco a livello di immagine e propaganda, per il regime dell’Est, era piuttosto imbarazzante.

Nel 1961 cominciò allora la costruzione del muro divisorio attorno ai tre settori occidentali della città di Berlino, che alla fine avrebbe rinchiuso per 28 anni una piccola enclave occidentale all’interno del vasto territorio della Germania comunista. Ciò che più colpisce però, al di là della nota sequenza di avvenimenti storici, è la trasposizione degli eventi nella vita quotidiana della città.

UN MURO, MIGLIAIA DI STORIE

Quel muro ha spezzato da un giorno all’altro famiglie, amori e amicizie, confinando all’improvviso il mondo occidentale dentro un recinto invalicabile per tutti coloro che vivevano sotto il regime comunista della DDR. Per capire il devastante impatto di tutto questo sui cittadini berlinesi può essere interessante andarsi a leggere le storie tragiche di chi ha perso la vita fuggendo verso la libertà e i rocamboleschi tentativi di chi invece è riuscito invece a valicare il muro per raggiungere Berlino Ovest.

Angolo del Ceo – Frida Schulze

Nelle foto la celeberrima fuga dalla finestra della 77enne Frida Schulze a Bernauer Strasse, quando il muro era ancora “in embrione” e il confine era tracciato dagli edifici stessi. Poteva capitare allora che un palazzo facesse parte di Berlino Est e che la strada sottostante fosse invece già a Berlino Ovest. In seguito gli edifici furono murati, evacuati, ed infine abbattuti per fare spazio ai due muri paralleli e alla cosiddetta “striscia della morte” che li divideva.

“L’obiettivo del muro: evitare che il popolo della Germania socialista potesse scappare nel mondo normale. Il muro fu costantemente perfezionato e rinforzato, trasformato da un normale muro in un sistema insormontabile di ostacoli, trappole, segnali elaborati, bunker, torri di guardia, tetraedri anticarro e armi a sparo automatico che uccidevano i fuggitivi senza bisogno di intervento da parte delle guardie di confine

Ma più lavoro, ingegnosità, denaro e acciaio i comunisti mettevano per migliorare il muro, più chiaro diventava un concetto: gli esseri umani potevano essere mantenuti in una società comunista solo con costruzioni impenetrabili, filo spinato, cani e sparandogli alle spalle. Il muro significava che il sistema che i comunisti avevano costruito non attraeva ma repelleva.”
(Victor Suyorov – Shadow of Victory)

“Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via ma rimanga con noi”
(28 aprile 1989, Erich Mielke Ministro per la Sicurezza della DDR)

 

Sfogliate anche voi queste pagine di storia moderna, se ne avete voglia (basta una semplice ricerca in rete, sempre sia lodato Internet…) e magari condividetele con i vostri compagni di viaggio, prima di partire per Berlino.

Allora forse, osservando la folkloristica installazione per turisti di Check Point Charlie o la celeberrima foto del soldato Conrad, della DDR, che coglie l’attimo e salta il filo spinato per fuggire in occidente, sentirete anche il respiro della storia e vi garantirete molte emozioni in più visitando la città.

Angolo del Ceo – Hans Conrad Schumann

 

Riuscirete probabilmente ad apprezzare anche la portata dei discorsi tenuti a Berlino da due famosi presidenti U.S.A., John Fitzgerald Kennedy e Ronald Reagan.

Si sono susseguiti a distanza di decenni, in contesti e scenari politici diversi, ma sempre caratterizzati dalla divisione del mondo in due blocchi, quelli delle due superpotenze e delle loro ideologie contrapposte.

Entrambi però sono rimasti nella storia, e il mio consiglio è di dedicare qualche minuto ad ascoltarli, provando magari a percepire quali emozioni possano aver suscitato, quelle parole, nel cuore di una popolazione divisa da un muro.

Angolo del Ceo – “Ich bin ein berliner”

“Ich bin ein berliner…”

Il discorso di JFK, in occasione di una visita a Berlino nel 1963, rimase celebre per questa frase, che fece esplodere l’entusiasmo tra le migliaia di cittadini tedeschi presenti.

(John Fitzgerald Kennedy in visita a Berlino Ovest, 26 giugno 1963) – CLICCA PER IL VIDEO

Estratto dal discorso di JFK a Berlino:

There are many people in the world who really don’t understand, or say they don’t, what is the great issue between the free world and the Communist world.

Let them come to Berlin!  […]

Freedom has many difficulties and democracy is not perfect. But we have never had to put a wall up to keep our people in — to prevent them from leaving us. […]

All, All free men, wherever they may live, are citizens of Berlin. And, therefore, as a free man, I take pride in the words “Ich bin ein Berliner!”

Ci sono molte persone al mondo che non capiscono, o che dicono di non capire, quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista.

Che vengano a Berlino! […]

La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta. Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri; per impedire loro di lasciarci”. […]

Ogni, ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino. E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire “Ich bin ein Berliner!”

 

Angolo del Ceo – “Mr Gorbaciov, abbatta questo muro!”

“Mr. Gorbaciov, abbatta questo muro!!!”

Il discorso di Reagan, invece, nel corso di una visita nel 1987, colse di sorpresa tutti per il suo appello diretto e concreto al presidente Gorbaciov.
Anche in quel caso la reazione della folla fu impressionante.

(Ronald Reagan, presidente USA, in visita a Berlino Ovest, 12 giugno 1987) – CLICCA PER IL VIDEO

Estratto dal discorso di Ronald Reagan a Berlino:

« General Secretary Gorbaciov, if you seek peace, if you seek prosperity for the Soviet Union and eastern Europe, if you seek liberalization, come here to this gate.

Mr. Gorbaciov, open this gate. Mr. Gorbaciov, Mr. Gorbaciov, tear down this wall!»

« Segretario generale Gorbaciov, se cerca la pace, se cerca la prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa orientale, se cerca liberalizzazione, venga qui a questa porta.

Signor Gorbaciov apra questa porta. Signor Gorbaciov, Signor Gorbaciov, abbatta questo muro!»

 

LA CADUTA DEL MURO: UNA SERATA INCREDIBILE! 

Potrete inoltre gustarvi l’ineluttabilità beffarda della storia ripercorrendo la cronaca della incredibile serata del 9 novembre del 1989, quando la cortina di ferro si stava già sgretolando e un romanzesco concatenarsi di eventi l’ha definitivamente abbattuta.

In breve, un portavoce del governo della DDR, Günter Schabowski, fu precipitosamente chiamato quella sera a partecipare ad una conferenza stampa televisiva. L’incontro era stato organizzato per comunicare una noiosa serie di modifiche alle procedure che regolavano il passaggio verso Berlino Ovest.

In sostanza le complesse trafile per ottenere il lasciapassare, sarebbero state semplificate nelle settimane successive, in modo da allentare leggermente le maglie della burocrazia e rendere più facili le visite al mondo occidentale per i cittadini della Germania Est (d’altronde i confini si erano già “allentati” altrove, vedi Ungheria).

Insomma, un contentino, da comunicare in modo propagandistico in un rigido incontro coi giornalisti, nel classico stile DDR.

Per una serie di circostanze quasi farsesche, però, quella noiosa conferenza stampa avrebbe cambiato (forse solo accelerato) il corso della storia.

Male informato dai suoi superiori e messo sotto pressione dai giornalisti (tra i quali l’italiano Riccardo Ehrman dell’ANSA) Günter Schabowski cominciò a incespicare tra le veline poco chiare che gli avevano affidato, fino a lasciarsi sfuggire, in modo un po’ maldestro e affrettato, che sarebbe stato possibile, per tutti i cittadini della DDR, passare il confine verso il mondo occidentale.

I giornalisti, increduli ma veloci a fiutare il momento, incalzarono subito Shabowsky, chiedendo quando sarebbero entrate in vigore queste nuove misure.

Schabowski tornò a leggere di nuovo confusamente le sue carte ma, non trovando riferimenti precisi azzardò incerto: “Per quanto ne so… immediatamente…”.

Angolo del Ceo – Gunter Schabowski

Aveva appena annunciato, in diretta televisiva, il crollo del muro di Berlino.

Nel giro di qualche ora, decine di migliaia di persone si riversarono al checkpoint di Bornhomer Strasse, mettendo in una difficile situazione il tenente colonnello Harald Jager, guardia di frontiera. Dopo aver fermato i primi concittadini che provavano ad oltrepassare il confine, probabilmente stupito per quello che stava succedendo, sicuramente preoccupato per come si stavano mettendo le cose, si rese conto che respingerne migliaia con la forza non sarebbe stata una impresa possibile. E nemmeno molto prudente, tutto sommato.

Dopo aver provato a consultare freneticamente tutta la catena del comando senza ottenere risposte chiare, prese l’unica decisione sensata che gli rimaneva, e decise di aprire la frontiera.

Il muro di Berlino era crollato.

Dopo quasi 30 anni si era sgretolato sotto la pressione di un portavoce del governo male informato, di un manipolo di scaltri giornalisti e di una guardia di frontiera impaurita. O forse, più propriamente, sotto i rintocchi ineluttabili della storia.

A quel punto una marea umana travolse le ultime resistenze di un regime ormai morente, scavalcando il muro senza più paura, tremando di emozione nel trovare un’altra marea umana, quella formata dai concittadini di Berlino Ovest, corsi a migliaia ad accogliere i loro fratelli e brindare tra le lacrime, con la birra offerta gratis da tutti i bar della città.

Angolo del Ceo – La caduta del muro di Berlino – 09/11/1989

 

BERLINO – CONCLUSIONI

Ecco, i piccoli aneddoti raccontati alla meglio in questo post, sono solo una goccia nel mare della storia di Berlino, dell’Europa e della Guerra Fredda. Ma se vi verrà voglia di approfondirne almeno alcuni aspetti, allora la visita a Berlino avrà probabilmente tutto un altro sapore.

Non sarà solo una gita in una maestosa capitale europea per farsi quattro selfie davanti alla Porta di Brandeburgo, o per strafogarsi di wurstel e birra a buon mercato, ma diventerà un viaggio di scoperta in una città dal fascino speciale.

Tornerete con gli occhi pieni di stupore per i monumenti, i palazzi, i musei, ma forse vi porterete a casa anche un prezioso bagaglio di emozioni legate alla consapevolezza che in quei luoghi, una manciata di anni fa, è cambiata la nostra storia.

Si conclude con questo post la trilogia di viaggio dedicata a Berlino.
Per qualsiasi informazione, richiesta, osservazione, contattatemi su questo blog o lasciate un commento in calce.

 

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