Guardo saltuariamente la televisione, quel tanto che basta per conoscerla senza compromettermi. Frequento il mondo dell’(ex) tubo catodico anche di riflesso, leggendone qua e là, soprattutto in rete. Ho comunque elementi sufficienti per divertirmi a salire sul pulpito e lanciare i miei strali contro alcuni utilizzi del più straordinario e potente mezzo di comunicazione del ventesimo secolo (ora c’è un concorrente altrettanto stupefacente, che state sfruttando per leggere il post…).
Secondo strale – I programmi di cucina
Funzionano, non c’è che dire.
Nel piattume generale, tra film passati migliaia di volte, decine di telegiornali, tonnellate di pubblicità vomitata in faccia ogni minuto, tribune politiche in stile pollaio, eventi sportivi ormai quasi inesistenti se non sulle piattaforme a pagamento, vedere uno chef che prepara un buon piatto può essere una valida alternativa. Soprattutto se il tema è declinato in modo piacevole e accattivante, cosa che ultimamente accade spesso.
Anni addietro le reti locali avevano anticipato il fenomeno: ricordo con una certa nostalgia i filmati di cuochi veneti che dalle cucine del loro ristorante spiegavano come cucinare ricette tradizionali. Inquadratura fissa sui fornelli, poche parole, fredda cronaca della preparazione e saluto finale del cuoco con la pietanza impiattata in bella mostra. Nessun ghirigori di aceto balsamico ristretto e niente petali di fiori ad adornare il piatto. Alla fine era possibile anche acquistare i filmati in formato VHS (altra stilettata nostalgica per i meno giovani…).
Ma il golem televisivo odierno non perdona e casca nel solito circolo vizioso: funziona? Allora moltiplichiamolo all’infinito.
Ed ecco che anche i programmi di cucina sono diventati onnipresenti. Potete fare zapping o surfare quanto volete: ogni due o tre canali troverete una presentatrice che spiega una ricetta, uno chef che dispensa segreti, una massaia che svela ricette della nonna o un deejay che prepara la carbonara.
Spesso saranno affiancati da un sommelier impettito ed elegantissimo che consiglia un vino e lo degusta producendosi in rime baciate sul sentore di sottobosco che rincorre il fieno, abbatte il profumo di liquirizia, gli schiaffa in faccia un bouquet fruttato e infine si rilassa adagiandosi su un letto di frutta secca.
C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Preferite lo chef miliardario scozzese che cambia il menu, l’arredamento e il destino dei ristoranti in due giorni o il cuoco romano, più casereccio e simpatico, che vi insegna a cucinare in modo semplice e a fine puntata vi delizia con qualche chicca musicale?
Preferite la gara tra aspiranti cuochi americani o quella tra aspiranti cuochi italiani, tutti che anelano, al di qua e al di là dell’oceano non alle stelle Michelin ma all’ambitissimo titolo di Masterchef? Scegliete pure senza troppa ansia: il format è identico, i giudici si comportano allo stesso modo, i concorrenti pure. Cambiano solo i piatti: dalle nostre parti difficilmente vedrete una ricetta preparata con la carne di caimano…
Preferite la gara amatoriale tra due dilettanti allo sbaraglio, bonariamente giudicati da un trio eterogeneo e simpatico (una critica gastronomica, una blogger e un comico) o la sfida individuale di un personaggio noto che, aiutato da un pool di chef professionisti, deve tenere in piedi un intero ristorante per una sera?
Ad ognuno la propria preferenza, ma non invidiate troppo i giudici che devono assaggiare tutte quelle leccornie: i tempi televisivi impongono di preparare tante ricette in pochi minuti.
Va da sé che il tutto diventa una vuota celebrazione del tema astratto, poiché cucinare le penne all’arrabbiata e il petto d’anatra con le prugne in 10 minuti porterà a buttare su un piatto della pasta cruda macchiata di rosso e un pezzo di carne appena scottato con sopra delle prugne saltate in padella.
Immancabile, però, il già citato ghirigori di aceto balsamico ristretto, che fa tanto gourmet e che ormai viene spennellato anche nei panini con la mortadella per dare quel tocco di nonsoche…
NB: per leggere la terza parte (Quinto Potere – Atto terzo), cliccare QUI
NB: per leggere la prima parte (Quinto Potere – Atto primo), cliccare QUI
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